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Cosa sono i fattori anti-nutrizionali?
I fattori anti-nutrizionali, anche conosciuti come antinutrienti, fattori antinutritivi, sostanze secondarie o metaboliti secondari delle piante, sono sostanze che possono essere utilizzate da sole o attraverso i loro prodotti metabolici.
Interferiscono con l’utilizzo dei mangimi, influenzano la salute e la produzione animale.
Possono produrre numerosi altri effetti indesiderati: ridurre l’assunzione di nutrienti, il loro assorbimento da parte dell’animale, la capacità di digerirli, etc. Si raccomandano bassi livelli di fattori anti-nutrizionali ed è al contrario proibito averne di alti nei mangimi somministrati agli animali.Problemi identificati
Le principali sfide nella produzione animale, in particolare dei ruminanti, al giorno d’oggi sono: ridurre i costi dei mangimi, migliorare la qualità dei prodotti e aumentare la produzione. Per raggiungere questo obiettivo, gli agricoltori sono incoraggiati a sfruttare l’uso di alimenti non convenzionali, foglie e arbusti. Tuttavia il problema dell’alimentazione attraverso l’uso di tali materiali è il fatto che contengono diversi fattori anti-nutrizionali con diverse concentrazioni che causano effetti dannosi agli animali.
Perché i mangimi vegetali contengono fattori anti-nutrizionali?
I fattori anti-nutrizionali fungono da meccanismi di difesa per le piante.
Le piante producono e utilizzano antinutrienti per interagire con altre piante, per combattere i nemici e per interagire con l’ambiente che le circonda. Le piante producono e utilizzano questi fattori come pesticidi naturali: per proteggersi da muffe, batteri, uccelli e altri insetti che si posano su di esse e producono fattori antinutrizionali come meccanismi difensivi.
Fattori anti-nutrizionali vengono prodotti, ad esempio, quando le piante vengono attaccate e per proteggersi possono produrre: un gusto amaro, assumere colori poco attraenti, veleno, cattivi odori o immunosoppressori.
Effetti dannosi e benefici dei fattori anti-nutrizionali sugli animali.
I fattori antinutritivi possono causare effetti imprevedibili sugli animali. Tali effetti possono essere EVERE POSITIVI:
- ridurre il carico parassitario,
- ridurre la degradazione proteica nel rumine,
- ridurre le emissioni di metano
- ridurre il gonfiore negli animali e possono anche essere
Ma possono anche essere NEGATIVI:
- ridurre l’assunzione di mangime,
- ridurre la conversione del mangime,
- legare le proteine e altri nutrienti importanti e necessari agli animali
- In alcuni casi possono anche causare la morte.
A seconda del livello di concentrazione dei fattori antinutrizionali in un particolare alimento, questi possono interferire con l’utilizzo di nutrienti alimentari in vari modi, tra cui:
- Ridurre la digeribilità dei nutrienti legandoli.
- Danneggiando il tratto digestivo animale e riducendo così l’efficienza digestiva.
- Causano un calo della crescita degli animali.
- Diminuzione dell’efficienza dei mangimi.
- Influiscono sulla salute e sulle prestazioni degli animali.
Fattori anti-nutrizionali delle piante più comuni nei mangimi
I seguenti fattori deliberatamente antinutrizionali sono spesso testati attraverso analisi di laboratorio di mangimi e foraggi usati nell’alimentazione del bestiame, tuttavia la lista può essere infinita a seconda dell’interesse degli individui sulla sicurezza dei mangimi.
I fattori antinutrizionali più comuni nei mangimi e nei foraggi sono:
- Saponine
- Tannini
- Inibitori della proteasi
- Alcaloidi
- Amminoacidi non essenziali
- Lecitine (fitoemaglutina)
- Inibitori della Tripsina
- Acido fitico
- Ossalati
- Alfa amilasi
- Glicosidi cianogenici
- Aflatossine e Gossipolo.
Metodi per contrastare e ridurre i fattori anti-nutrizionali nei mangimi.
L’applicazione di tecniche appropriate, di trattamento efficaci o combinazioni di più tecniche può aiutare a ridurre o eliminare gli effetti avversi dei fattori anti-nutrizionali. Comprendono tecniche comuni ed economiche per contrastare o ridurre i fattori anti-nutrizionali nei mangimi come: l’uso del polietilene glicole (PEG), l’essiccazione del mangime, l’uso di cenere di legno, la tecnica di fermentazione allo stato solido e l’uso di carbone attivo (biochar), ecc. Tuttavia, ogni tecnica ha le sue conseguenze o implicazioni come costi, manodopera ed effetti su nutrienti importanti nel mangime necessario agli animali.